Corso di Gnatologia e Funzione Masticatoria: rendere funzionale una riabilitazione protesica orale
- Posted by gestore
- On 15 Gennaio 2020
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La gnatologia è una branca dell’odontoiatria che studia la fisiologia, la patologia e le funzioni o disfunzione della mandibola in relazione con il mascellare superiore e alla sua articolazione con l’osso temporale del cranio; da qui la denominazione Articolazione Temporo-Mandibolare ATM. Tra le funzioni principali ricordiamo la masticazione, la deglutizione, la funzione fonatoria e quella posturale, tutto in coordinazione anche con un’estetica accettabile e in equilibrio.
Rientra pertanto a pieno titolo nella gnatologia lo studio dei rapporti tra le ossa mascellari, i denti, le due articolazioni temporo-mandibolari, i muscoli che muovono il mascellare inferiore o mandibola e il sistema nervoso che interagisce con la muscolatura, compresa la lingua.
Per semplificazione potremmo suddividere le parti funzionali in comparti tra loro interdipendenti:
L’Articolazione Temporo- Mandibolari ATM, Muscoli, basi scheletriche e denti.
Vediamo intanto nel dettaglio ma brevemente che cos’è la gnatologia e quali sono le problematiche mediche di cui si occupa.
La gnatologia si occupa dello studio e della cura delle patologie a carico delle articolazioni della bocca e di tutti gli organi o i distretti ad essa connesse.
Tra queste troviamo quindi diverse problematiche mediche che il paziente riferisce e che l’odontoiatra si trova ad affrontare, tra cui:
– difficoltà di apertura e chiusura della bocca;
– dolori al viso ed al collo;
– mal di testa correlabile all’occlusione e quindi non diversamente spiegabili;
– bruxismo;
– incoordinazione della mandibola con l’ATM;
– vertigini o senso di instabilità;
– mal di schiena alle gambe o alle spalle;
– morso profondo o morso aperto;
– dolori facciali o nucali;
– acufeni;
– dolori alla mascella;
– problemi posturali;
– blocco della mandibola.
Alcune delle citate sono ormai acclarate dalla letteratura internazionale, altre invece soffrono ancora di pareri contrastanti pertanto ancora non Evidence Based.
Il professionista contemporaneo dovrebbe avere le giuste competenze per affrontare tale argomento che, anche se apparentemente può sembrare complesso per le molteplici strutture coinvolte, solo con l’appropriata formazione può renderlo meno ostico e sicuramente più efficace in termini terapeutici per il paziente.
Visita specialistica gnatologica
La visita cosiddetta “gnatologica” consiste in una diagnosi approfondita da parte di un esperto, di vari aspetti clinici del paziente. Per farlo, il professionista deve condurre uno studio di tutta la storia clinica del paziente, tramite il quale si riescono ad individuare le problematiche sorte nel tempo in ordine cronologico e, di conseguenza tracciare un corretto quadro clinico.
Il fine della visita gnatologica è quello di capire se i disturbi accusati dal paziente sono correlati ad una “mal-occlusione” e ad individuare il rapporto di funzionamento tra mandibola e mascellare superiore, oltre alle problematiche connesse.
Va detto anche che più il quadro si presenta complesso più si ha la necessità di approfondimenti con esami strumentali o diagnostici ad hoc per completare il quadro clinico stesso, come ad esempio la Risonanza Magnetica delle ATM o le Rx Cone Beam, la Condilografia mandibolare, la Cefalometria del cranio, e/o la Polisomnografia anche se quest’ultima indagine è ad appannaggio della medicina del sonno ma che di fatto chiamano in causa anche l’odontoiatra.
La Risonanza e la Rx mirano ad evidenziare la forma anatomica delle strutture e la loro posizione sia in statica che in dinamica, oltre a rapportarle tra loro. La prima è indicata per i tessuti molli (disco articolare, legamenti e muscoli) mentre la Rx è l’indagine di elite in caso di coinvolgimento strutturale di tipo osseo).
Immagini di Risonanza Magnetica nucleare delle ATM: l’indagine mostra una dislocazione del disco articolare.
L’esame cefalometrico che é parte integrante dell’intero processo diagnostico e decisionale in odontoiatria interdisciplinare fornisce invece tutta una serie di informazioni in termini di misurazioni in mm o anche angolari e rapportate tra le varie entità ossee, altrimenti non ottenibili. La correlazione delle basi ossee tra mascellare superiore ed inferiore ne è l’esempio classico per la determinazione dei rapporti di classe scheletrici.
Indagine cefalometrica su teleradiografia che evidenzia con i valori angolari la discrepanza tra il mascellare superiore e l’inferiore. Le due basi scheletriche si rapportano anche singolarmente con la base cranica.
La cefalometria permette al professionista di visualizzare importanti parametri funzionali scheletrici e dentali fondamentali per la strategia del trattamento e la possibile realizzazione.
Di fondamentale importanza è poter esaminare con questo tool la modalità di trattamento più adeguata, adottando principi terapeutici basati sui tre meccanismi di compensazione, per esempio.
Si ha inoltre la possibilità di calcolare la dimensione verticale d’occlusione sulla base dei parametri scheletrici oltre ad analizzare in profondità alcuni parametri base della funzione, rappresentata dal piano occlusale, per citarne uno.
L’analisi occlusale mediante il tracciato cefalometrico, in combinazione con i dati condilografici rappresenta un ottimo strumento di implementazione in ambito sia restaurativo che ortodontico o nella terapia combinata.
Gli esami citati richiedono tempo ma soprattutto skills adeguate da parte del professionista, sia in termini di indicazioni per gli esami giusti sia per l’interpretazione stessa che ne deriva.
Esistono per questo argomento corsi di formazione specifici di gnatologia e funzione masticatoria, all’interno di programmi di odontoiatria interdisciplinare, al fine di ricevere una completa visione del problema.
Principali patologie riferite dai pazienti
Le patologie trattate in ambito gnatologico sono numerose. Le principali possono essere:
– Bruxismo: chiamato anche digrignamento, è un’attività eccessiva dei muscoli che muovono la mandibola, per il quale spesso può essere indicato l’uso del bite, senza però risolvere la causa. La forma più frequente di questa patologia è il serramento, cioè un contatto prolungato delle due arcate dentarie, che le porta spesso all’usura parziale o completa dei denti, motivo principale della chiamata in causa dell’odontoiatra ad occuparsi di tutto il problema e non solo dei denti.
– Blocco della mandibola, ossia difficoltà del paziente ad aprire la bocca per un blocco del fisiologico meccanismo condilo-discale che permette l’apertura della bocca, ma anche della masticazione.
– Acufeni: quelli che i pazienti riferiscono come fischi o ronzii alle orecchie possono derivare da fenomeni di bruxismo e serramento dei denti.
– Cefalea: forti emicranie e cefalee muscolo-tensive.
– ATM: disturbi alle articolazioni, o click articolari o scrosci, oppure veri e propri fenomeni di rimodellamento delle cartilagini articolari, fino a formare dei veri e propri fenomeni artritici, difficile da recuperare.
Tutto quanto su indicato pone una seria sfida per l’odontoiatra che dovrà ripristinare la forma e la funzione delle superfici occlusali se consapevole della complessità del sistema, benché alcune volte il sistema si trovi in fase di compensazione.
L’odontoiatria restaurativa e protesica possono trarne enormi benefici per la loro realizzazione se tutto il processo diagnostico si basa su fondamenta solide nella fase diagnostica come su indicato.
La risoluzione di casi complessi passa inevitabilmente attraverso l’educazione continua in odontoiatria. L’approvvigionamento di nuove competenze fornisce al professionista nuove armi per affrontare casi che prima riteneva non di sua competenza, ma che in realtà fanno parte delle normali attività cliniche dell’odontoiatra.